venerdì 29 aprile 2011

Verità e menzogne sull’immigrazione tunisina. Solidarietà fra popoli, unità fra lavoratori

A Padova, da più di due settimane, oltre 150 ragazzi tunisini provenienti da Lampedusa hanno già ottenuto o stanno per avere il permesso temporaneo di soggiorno per motivi umanitari. Tale permesso vale sei mesi e dà diritto per legge a vitto e alloggio per tutti coloro che non possono permetterseli. 
Le istituzioni e gli enti locali non hanno ancora attivato i servizi sociali minimi necessari ad alleviare la situazione perché il decreto di emergenza emanato dal presidente del consiglio dei ministri affida la totale gestione della materia alla Protezione Civile che ha l’ultima parola ma che fa finta di non sapere nulla. 
Nel frattempo, i giovani tunisini vagano per la città senza mangiare, senza lavarsi e di notte si ritirano in ripari di fortuna dove sempre più spesso vengono scovati dalle forze dell’ordine che li multano per vagabondaggio. Queste condizioni sono causa di gravi stenti e rendono necessarie cure sanitarie urgenti per molti immigrati. 
Sono numerose le segnalazioni di abusi psicologici, fisici e legali ricevuti dai migranti sia quando vengono ammassati come bestie nei centri di “accoglienza” sia quando raggiungono le città del nord. 
Nella nostra città l’unico servizio di pubblica utilità che affronta questa emergenza viene svolto dalle Brigate di Solidarietà Attiva, con il forte sostegno di Rifondazione Comunista, che da due settimane forniscono cibo, coperte, vestiti e riparo per alcune decine di ragazzi tunisini, oltre a volantini in arabo che li indirizzano presso le poche strutture assistenziali gratuite esistenti a Padova. 
L’attività più importante che svolgiamo riguarda però l’ottenimento del vitto e l’alloggio che spetta per diritto a questi ragazzi che devono essere protetti in virtù del programma umanitario, previa richiesta scritta alla prefettura. Tale diritto è stato conquistato solo grazie alla lotta condotta insieme a un primo gruppo di 20 tunisini e altre decine di richieste sono state già consegnate o saranno depositate nei prossimi giorni. Tuttavia, tutte le istituzioni predisposte all’accoglienza (Prefettura ed enti locali) fanno finta di non sapere nulla fino a quando questa procedura non li mette di fronte all’evidenza delle loro responsabilità. 
Responsabilità che vanno proiettate nel futuro, per inserire questi immigrati in percorsi di integrazione sociale, comprendenti corsi di italiano e di formazione professionale per evitare che, una volta scaduto il permesso di soggiorno semestrale, siano costretti alla clandestinità e, da qui, nel circuito del lavoro nero sottopagato o della microcriminalità. La mancanza di una adeguata assunzione di responsabilità nei confronti di questo problema da parte delle istituzioni non farà altro che diminuire ancora di più i diritti di tutti i lavoratori, incrementare la guerra tra poveri e l’instabilità sociale. Proprio queste condizioni, unitamente alla crisi economica che è sempre più forte, sono l’ideale per arricchire a dismisura una classe dirigente senza scrupoli sulla pelle di tutti i lavoratori, italiani stranieri. 
Oggi il gruppo di giovani tunisini che ha vinto la prima battaglia è attivo nell’organizzazione degli aiuti e della lotta dei connazionali che sono rimasti esclusi, per il momento, dal programma di protezione umanitaria. 
BRIGATE DI SOLIDARIETA’ ATTIVA - Tel. 346 8338454 - bsa.padova@gmail.com

giovedì 28 aprile 2011

27 APRILE: ancora notizie dal Presidio di Lampedusa

Nonostante l'isola sia ormai quasi interamente svuotata (abbiamo assistito ad uno degli ultimi rimpatri pochi giorni fa), continua ad esserci una presenza massiccia di polizia, esercito e croce rossa (con il volo di ieri sera ne sono arrivati altri) questo ci fa presupporre che lo scenario potrebbe cambiare a breve, di fatto si respira un'aria di tensione obliqua.
Cambierà il flusso di provenienza, saranno più libici, soprattutto sub-shariani,  quindi “profughi” e non “clandestini” “rifugiati” e non “invasori.
Il totale caos, l'azione sconsiderata, di una politica che viola non pochi dei diritti umani dei quali l'Italia si riempie la bocca, l'apposita confusione terminologica tra clandestino, profugo, criminale, rifugiato, non fa altro che rendere ancora più complesso il quadro generale. Le esperienze che stiamo raccogliendo e documentando con chi ha vissuto direttamente l'emergenza, possono essere una chiave per comprendere l'effetto domino su scala  nazionale:si ripropone lo scenario lampedusano di qualche settimana fa, anche se con modalità e spazi diversi (ma questo lo sapete meglio di noi visto il lavoro che state portando avanti   a livello territoriale).
 Numerosi sono i presidi che continuano in Sicilia davanti a CIE (trapani Chinisia) spesso vengono adibite a CIE strutture non idonee (palestre o peggio navi come l'Excelsior, nave da crociera divenuta prigione galleggiante che ha vagato per il mediterraneo con oltre settecento migranti a bordo nella più totale violazione di ogni procedura prescritta dalla legge). La situazione è complessa e dall'equilibrio fragile, noi dall'angolatura di Lampedusa stiamo cercando   di tenere insieme i piani della micro e della macro analisi, continuando a raccogliere informazioni esterne ed interne per poter agire nel migliore dei modi possibili.

mercoledì 20 aprile 2011

QUI BRIGATA PADOVA... abbiamo vinto!

    • QUI BRIGATA DA PADOVA:


      abbiamo vinto il primo round:



      - 19 tunisini col permesso di 6 mesi in tasca
      - 19 richieste per vitto e alloggio gratuiti che nel giro di 2-3 giorni devono essere assegnati (se non li danno oggi torniamo in piazza stasera) - notevole rilievo sulla stampa e tv locali dello scarica barile istituzionale causato dalla protezione civile che ha esautorato i poteri locali.
      - ansia degli enti locali perchè questo può costituire un precedente che non sanno come gestire politicamente.. i posti per ricevere i migranti sono tutti pronti e restano vuoti.
      - implicito riconoscimento del ns ruolo di pubblica utilità anche da parte della questura




      Questo si è ottenuto grazie alla presenza simultanea da giorni ai tavoli di comune, prefettura, digos, uff immigrazione e servizi sociali e risposta quotidiana ai bisogni più stringenti.
      Nel frattempo i ragazzi mangiano, dormono, si lavano, hanno cure mediche. I limitati aiuti materiali che raccogliamo bastano a malapena.
      Ci sono casi che si inquadrano come abbandono di minore.
      Il miglioramento delle condizioni materiali permette assemblee quotidiane molto partecipate (ieri sera in 40) che comincano a produrre risultati in termini di consapevolezza del ginepraio in cui sono finiti e li tengono lontani dalla microcriminalità. stanno sempre più uniti, cominciano a raddrizzare la schiena e a fare progetti.
      Questo è possibile grazie a un costante ragionamento politico condiviso e a una nostra durezza inossidabile sul fatto che devono stare distanti dalla microcriminalità, comprendere il senso della guerra tra poveri e stare uniti. E, ovviamente, alla nostra totale disponibilità verso ogni loro altro bisogno. Questo sta creando un tam tam che si propaga tra gli altri 150 che vagolano in questo limbo in attesa della carta magnetica. Stiamo provando a farli autoorganizzare perchè si preparino una lista con fascicoli personali allegati per replicare un approccio collettivo all'uff. immigrazione.
      Qualcuno chiede di imparare presto l'italiano...



      Credo proprio che stiamo applicando metodi di gestione dell'emergenza abbastanza efficaci.
      Oltre agli immigrati stiamo selezionando anche noi stessi. E fra un po' dovremo fare un debriefing perchè siamo tutti molto esposti emotivamente.




      Siamo orgogliosi e stanchi, cominciamo a somigliarci sempre di più e abbiamo strani pruriti.

martedì 19 aprile 2011

19 APRILE: riprendono gli sbarchi a Lampedua


Nives delle Brigate della Solidarietà attiva, ci comunica un breve report da Lampedusa. 

Questa mattina sono stati rimpatriati sedici tunisini accompagnati da uno strano silenzio all'aereoporto. Sono ripresi gli sbarchi, questa notte è arrivato un barcone di circa sessanta immigrati provenienti dalla Tunisia. In questo momento invece sta per attraccare al porto di Lampedusa, un barcone con circa 250 immigrati proveniente dalla Libia. La situaizone all'isola, continua Nives, è di calma apparente, la polizia sta cercando di evitare che i giornalisti possano avvicinarsi sia al porto dove gli immigrati sbarcano, sia all'aereoporto dove questi vengono rimpatriati. Occorre sottolineare inoltre che i migranti che arrivano dalla Libia non rientrano negli accordi presi fra governo italiano e quello tunisino, vanno per ora considerati dei profughi e che quindi molto probabilmente saranno ospitati presso i CARA. 

lunedì 18 aprile 2011

Lampedusa - Tra rimpatri e limitazioni delle libertà personali. Fermati ancora attivisti

Dopo il fermo e l’identificazione di una militante solidale pochi giorni fa, nell’aeroporto di Lampedusa, durante l’espulsione collettiva di un gruppo di migranti verso Tunisi, cresce ancora lo stato di militarizzazione nell’isola. Nella serata di domenica 17 aprile sono state fermati alcuni compagni del Forum Antirazzista di Palermo e delle Brigate di Solidarietà Attiva, perquisiti sia personalmente, che in casa, subito dopo la fuga di nove migranti dal porto (sei già ripresi) con i quali erano riusciti a parlare. E’ stato perquisito anche il furgone in loro possesso. Alla fine delle attività di indagine non è stato trovato nulla a loro carico, ma tre di loro sono stati condotti in caserma per la notifica dei relativi verbali. Rimane da chiarire sulla base di quale disposizione di legge i migranti tunisini fossero trattenuti nella stazione marittima, al porto di Lampedusa, in stato di limitazione della libertà personale, diversi giorni dopo lo sbarco, un fatto che potrebbe integrare estremi di reato e che forse si voleva tenere nascosto. 

Insomma l’ennesima intimidazione, come quella che si è consumata nello stesso giorno a Ventimiglia, quando è stato costruito un blocco intorno a coloro che partecipavano alla iniziativa del Treno della solidarietà, probabilmente frutto di direttive ben precise inviate dal Ministero dell’Interno. Si vuole creare una zona rossa attorno ad ogni luogo nel quale sono confinati, sia pure temporaneamente, i migranti. La loro movimentazione è segretata, e nessuno deve sapere verso quali destinazioni la polizia li sta trasferendo. 

Continuano senza sosta i respingimenti illegali da Lampedusa verso la Tunisia (perché collettivi e perché non rispettosi di tutte le procedure previste dal nostro ordinamento: notifica del decreto di respingimento, o di espulsione, e di trattenimento debitamente tradotto, colloquio con l’avvocato di fiducia o d’ufficio, convalida di un giudice). Ma nessuno degli immigrati da espellere come “clandestini” deve comunicare con altri che non siano le forze di polizia e i soggetti “convenzionati” che ne supportano l’azione, come la Cooperativa “Lampedusa accoglienza”. 

Questo clima di isolamento sta determinando terrore tra le persone che arrivano, anche tra i richiedenti asilo che, privati del supporto e delle informazioni rese da organizzazioni indipendenti, non comunicano neppure la loro identità e tentano di fuggire appena possono, come è successo sabato 16 a Pozzallo, dopo che per quattro giorni decine di esseri umani erano stati “isolati” in un hangar portuale nel quale venivano trattenuti in condizioni indegne. Adesso molti dei fuggitivi sono stati arrestati e denunciati per resistenza e violenza a pubblico ufficiale, un processo da seguire con grande attenzione perché si tratta di soggetti particolarmente vulnerabili. E due di loro si sarebbero fratturati gambe e braccia, “scivolando” durante il tentativo di fuga. 

Il livello degli abusi commessi ai danni dei migranti, ovunque vengano internati, è tale che non si tollerano testimoni. I comportamenti della polizia nei loro confronti sono privi di base giuridica, le ordinanze emesse dal governo sono palesemente illegittime, non ci sono neppure provvedimenti da impugnare e a Lampedusa non ci sono giudici. Si sta sperimentando ovunque, nelle tendopoli definite come CAI, centri di accoglienza e di identificazione, come nelle zone di sbarco, un vero e proprio stato di polizia che, come dimostrano i fatti di Ventimiglia e Lampedusa, coinvolge sempre più anche noi italiani. 
Da tre giorni neppure la RAI può riprendere il centro di identificazione ed espulsione, perché di questo si tratta adesso, di Contrada Imbriacola a Lampedusa, e sono scomparse le immagini degli sbarchi . Adesso che Maroni ha proclamato "la fine dello stato d’"emergenza", nessuna notizia e nessun testimone scomodo devono sconfessare le menzogne del governo e scoprire gli abusi ai quali continuano ad essere esposti i migranti. 

Ricordiamo ancora una volta i primi due commi dell’art. 13 della Costituzione: La libertà personale è inviolabile. “Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”. 

La dichiarazione dello “stato di emergenza” immigrazione e la possibilità di “interventi in deroga all’ordinamento giuridico”, previste negli ultimi decreti del governo per “fronteggiare l’eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai paesi del Nord Africa”non possono scalfire la portata assoluta di questo principio e noi lo difenderemo in tutte le sedi e con tutti i mezzi per impedire la sopraffazione e l’avvento di un vero e proprio stato di polizia. Richiamiamo tutti, dalla magistratura ai mezzi di informazione alla vigilanza democratica per impedire che altre iniziative di polizia possano comprimere l’esercizio dei diritti fondamentali dei migranti e dei cittadini. 

Fulvio Vassallo Paleologo, Amalia Chiovaro, Luciano Rizzuti, Judith Gleitze 
per il Forum anti-razzista di Palermo 

domenica 17 aprile 2011

VENERDI 15 APRILE: sale la tensione intorno al presidio delle Brigate a Lampedusa

Verso le 13.30 di venerdi’ 15 aprile, il furgone delle Brigate di Solidarieta’ Attiva ha attirato l’attenzione di qualche curioso. Non si trattava di un bambino lampedusano incuriosito dal colore o dagli adesivi sul parabrezza, bensi’ da cinque poliziotti in divisa. Gli uomini in divisa giravano sospettosi intorno al veicolo, sbirciavano dai finestrini, dubbiosi sulla possibile pericolosita’ della bandiera rossa appesa dientro. Il dato sconcertante e’ che fosse completamente vuoto, salvo delle scatole di fagioli nel porta bagagli, potenziali armi chimiche in fase digestiva. Quando si sono resi conto che la situazione proprio non quadrava hanno chiamato la cavalleria, i carabinieri, e hanno cominciato a chiedere i documenti a tutti quelli presenti: in un primo momento si sono limitati a prendere le generalità delle persone accanto il furgone per poi pretendere avere i documenti di tutti gli ospiti dell’associazione Askavusa. Hanno fermato e chiesto patente e libretto persino a un ragazzo che ha posteggiato vicino al furgone, colpevole di essersi fermato davanti l’associazione. 

Il clima di tensione è continuato durante tutto il pomeriggio: ad Alex dell’associazione ‘Kayak per il diritto alla vita’ è stato soggetto ad un altro “controllo di routin”. Colto di sorpresa in uno spiazzale isolato a ponente, un equipe di agenti, tra carabinieri, poliziotti e guardie di finanza, gli ha perquisito pesantemente il furgone, svuotando ogni valigia o scatolone, sperando di trovare qualcosa che lo incriminasse di chissà quale reato. “Sappiamo che sei di Askavusa” gli dicevano, mentre con un coltello rompevano la tappezzeria per controllare se sotto la carrozzeria nascondesse qualcosa. L’ammontare dei danni è stato ingente mentre nessuna motivazione è stata addotta. 

Documenti e generalità sono state chieste anche a dei ragazzi di Trento non appena si sono avvicinati all’ex base NATO Loran. E’ evidente che il livello della tensione è alto e il pattugliamento dell’isola è spropositato, soprattutto a confronto dell’inadeguatezza dimostrata nei periodi di acuta crisi alla fine di marzo. Una militarizzazione inaudita e un livello di aggressività che adesso si riversa sulle associazioni “amiche” degli immigrati. 

BRIGATE SOLIDARIETA' ATTIVA PRESIDIO LAMPEDUSA

Intervista a Vittorio Arrigoni


Ricordando Vittorio. Con la Palestina nel cuore, sforzandoci di restare umani

venerdì 15 aprile 2011

11 APRILE: Lampedusa è di nuovo sovraffollata

L’isola è di nuovo sovraffollata: ci sono ora 1300 migranti. Stasera ci sono stati molti sbarchi, quasi in contemporanea. Un primo barcone, piuttosto piccolo, ospitava stipatissimi quasi 200 migranti quasi tutti tunisini. In un primo momento sono stati scortati nel porto dalla Guardia Costiera e dai carabinieri ma, arrivato al porto, il barcone ha rallentato, fatto retromarcia e tentato di allontanarsi. E’ probabile che gli scafisti abbiano provato a cambiare approdo, lontano dalle forze dell’ordine, tentando di salvarsi dall’arresto. I Carabinieri li hanno scortati fino a porto Porto Nuovo, mentre le ambulanze , stanziate a Porto Vecchio, si precipitavano sul luogo. I migranti erano tutti in buone condizioni, presenti anche un paio di bambini: solo un ragazzo è stato portato via in grave stato di ipotermia, situazione già avvenuta ma piuttosto rara visto la brevità del viaggio dalla Tunisia. 
Nel frattempo a Porto Nuovo, dove era atteso un nuovo sbarco, si poteva percepire una certa agitazione: appena arrivati sul posto siamo rimasti colpiti dall’ingente spiegamento di forze dell’ordine e dalla presenza di camionette cariche dell’attrezzatura antisommossa. Qui i migranti avevano varie provenienze tra cui una forte presenza dalla Costa d’Avorio: sono arrivati affamati, assetati ma complessivamente in buone condizioni di salute. Erano presenti a bordo alcune donne in stato di gravidanza e alcuni neonati. Il Cie Loran è sovraffollato: la struttura può ospitare 180 persone, ma già ne ospita 240 e i nuovi sbarchi aggraveranno certamente la situazione. Le autorità hanno deciso di dare la precedenza a donne e bambini. 
Il mare è anche stasera piuttosto tranquillo e sono previsti nei prossimi giorni numerosi sbarchi 

Ilaria M, delle Brigate della Solidarietà Attiva - da Lampedusa

10 APRILE: a Lampedusa ancora sbarchi e diritti negati

Oggi i briganti ( così si chiamano tra loro i militanti delle brigate della solidarietà attiva ) presenti a Lampedusa si sono avvicinati al CPA “imbriacola”, un centro presidiato costantemente da una nutrita presenza di forza dell’ordine (esercito e guardia di finanza) nonostante non si trovi in una zona militare. Lo scopo era quello di far arrivare, con messaggio registrato in arabo e diffuso da un megafono, alla conoscenza dei migranti chiusi nel centro informazioni essenziali inerenti al diritto di asilo ed alla tutela dal rimpatrio collettivo forzato, misura quest’ultima che pone l’Italia al di fuori di ogni diritto Europeo. Il tentativo è riuscito solo in parte a causa dell’intervento, poco prima della fine del messaggio, delle forze dell’ordine insospettite dall’immediato interesse dimostrato dai migranti. I militanti della BSA sono stati quindi allontanati dall’area limitrofa al campo. Ciò nonostante l’azione ha suscitato l’interesse anche dei giornalisti presenti, i quali avvicinandosi hanno chiesto notizie relative ai prossimi interventi e progetti. 
Nel frattempo i briganti proseguono nella loro opera di inchiesta e documentazione sulla situazione degli immigrati e della popolazione locale. 
Per quanto riguarda la situazione sbarchi, ieri notte sono state tratte in salvo trenta persone di nazionalità tunisina da una barca che stava per naufragare a causa del forte vento, mentre per stanotte sono annunciati numerosi altri arrivi.

9 APRILE: ancora emergenza sbarchi

Palermo, 9 apr. (Adnkronos/Ign) - E' ancora emergenza sbarchi a Lampedusa nel giorno dell'arrivo del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ultimi in ordine di tempo due barconi che sono approdati in tarda mattinata dopo essere stati intercettati a una ventina di miglia dall'isola. Sul primo viaggiavano circa 200 migranti, provenienti dalla Libia, sul secondo erano invece in 66.
I circa trecento immigrati si sono aggiunti alle centinaia già arrivati nella notte tra venerdì e sabato:solo due giorni fa sono arrivate in poche ore 535 persone, provenienti dalla Somalia, dall'Eritrea, dal Burkina Faso e partiti dalla Libia. Per molti di loro è stato necessario il trasporto al locale Poliambulatorio, dove i medici hanno riscontrato evidenti segni di ipotermia.
Per far fronte all'emergenza non si è fermata la macchina dei trasferimenti: circa 280 persone sono state fatte imbarcare a bordo della nave San Giorgio della Marina Militare con direzione Pozzallo (Ragusa), Porto Empedole (Agrigento) e Caltanissetta. La nave ha poi concluso la sua missione rientrando alla base navale di Brindisi. La nave ha imbarcato in totale 1515 immigratitrasportandoli nei porti di Catania, Taranto e Napoli, per il successivo trasferimento nei centri d'accoglienza di Mineo (Catania), Manduria (Taranto) e Santa Maria Capua Vetere (Caserta).
Per altri 200 ospitati nell'ex base Loran è scattato il ponte aereo. Per i tunisini sbarcati venerdì, invece, si profila il rimpatrio sulla base dell'accordo sancito dal ministro dell'Interno Roberto Maroni con il governo della Tunisia.
L'isola di Lampedusa è stata ripulita dai rifiuti accumulati nei giorni scorsi, quando erano migliaia gli immigrati presenti. Soddisfatto il sindaco, Dino De Rubeis, secondo il quale “la nuova visita del presidente del Consiglio è segno dell'attenzione all'emergenza immigrazione e a Lampedusa, per anni abbandonata dallo Stato a causa della sua distanza”.
Sbarchi anche a Pantelleria, in provincia di Trapani, dove i carabinieri e gli uomini della Capitaneria di porto sono riusciti a rintracciare ieri mattina 124 migranti. Lo scafista del barcone è stato arrestato dopo un breve inseguimento in mare dagli uomini della Capitaneria.

8 APRILE: le brigate arrivano a Lampedusa

Con lo sbarco di 600 Eritrei inizia il primo giorno di lavoro della Brigata di Solidarietà Attiva. Durante l’operazione di sbarco l’imponente dispiegamento delle Forze dell’ordine ha limitato l’accesso a giornalisti e volontari al molo. La nostra azione si è dovuta limitare ad una documentazione fotografica in quanto il cordone delle Forze dell’ordine ha impossibilitato qualsiasi contatto tra noi e i migranti. E’ apparso chiaro come il lungo viaggio abbia duramente provato le condizioni di un gran numero dei migranti, per lo più donne e bambini. Dopo due mesi di sbarchi, rimane ancora forte la sensibilità e la solidarietà della popolazione dell’isola nei confronti di chi vive la lontananza della propria terra di origine. Oggi arriva Berlusconi...

sabato 9 aprile 2011

Honduras:Il regime vuole criminalizzare e disarticolare la protesta



Organizzazioni sociali si dichiarano impotenti di fronte a tanta violenza

Repressione in Honduras (Foto FNRP)
La repressione scatenata durante le ultime due settimane contro gli insegnanti honduregni non è stata solo generalizzata, ma ha avuto anche un forte grado di selettività che si è manifestata attraverso ripetuti e sistematici attacchi alle organizzazioni sociali.
Ci troviamo di fronte a una strategia criminale che da una parte reprime in modo generalizzato nelle strade, mentre dall’altro attacca in modo selettivo le organizzazioni sociali e le persone che ne fanno parte", ha detto la coordinatrice del Comitato dei familiari dei detenuti scomparsi in Honduras (Cofadeh), Bertha Oliva.
Lo scorso 30 marzo, la sede di Tegucigalpa del Sindacato dei lavoratori dell'industria delle bevande e simili, Stibys, è stata violentemente attaccata con bombe lacrimogene. Durante le prime ore del giorno successivo, sconosciuti hanno lanciato una pioggia di pietre contro le auto stazionate nel parcheggio dello Stibys.

I poliziotti hanno iniziato a lanciare bombe lacrimogene e la gente si è dispersa. Molte persone hanno cercato rifugio nella nostra sede. Tutto l'edificio si è riempito di gas e molte persone hanno iniziato a stare male. Ho sentito che stavo soffocando e che la mia vita era in pericolo. Ciò che hanno fatto è un'assurdità”, ha ricordato Yolanda López, segretaria della sede centrale dello Stibys.
Dal colpo di Stato, le sedi dello Stibys e molti dei suoi membri hanno subito ripetuti attacchi.
Abbiamo subito una persecuzione permanente. I corpi repressivi dello Stato e i gruppi paramilitari ci hanno attaccato con ordigni esplosivi, colpi di arma da fuoco, bombe lacrimogene e lancio di pietre. I nostri dirigenti hanno subito persecuzione e attentati. Lo stesso è accaduto a molte altre organizzazioni sociali e sindacali apertamente schierate contro il colpo di Stato.
Vogliono intimorirci e sfiancarci. La responsabilità di questa persecuzione e di ciò che accade nel paese è di Porfirio Lobo, dell'oligarchia nazionale e degli Stati Uniti”, ha detto il vicepresidente dello Stibys, Porfirio Ponce.
Commissione Vera sotto attacco
Durante l'ultima settimana, la Commissione Vera (CdV), entità creata per accertare le violazioni ai diritti umani commesse prima, durante e dopo il colpo di Stato e individuarne i responsabili materiali e intellettuali, ha subito quattro attacchi.
Hanno lanciato un ordigno esplosivo sul tetto del nostro ufficio a San Pedro Sula e hanno lanciato pietre contro le finestre dell'ufficio nella capitale. Le persone che stanno raccogliendo le testimonianze nella città di Tela hanno inoltre subito gesti d’intimidazione da parte di militari”, ha detto Thomas Loudon, segretario esecutivo della Commissione Vera.
Ancora più grave è stato l'attacco portato da sei poliziotti in borghese contro Eddy Guifarro, membro della CdV.
Mi hanno attaccato mentre ero in un taxi. Erano tutto armati e mi hanno puntato le pistole alla testa e al petto. Poi hanno iniziato a colpirmi sulla testa con il calcio delle pistole, ma per fortuna sono riuscito a scendere dal taxi.

Durante la violenta colluttazione sono riuscito a divincolarmi e a scappare. Mentre correvo, hanno esploso almeno dieci colpi. Non c’è dubbio che volessero sequestrami e chissà cosa sarebbe successo” ha detto Guifarro alla Lista Informativa.
In questo momento, il membro della CdV si sta riprendendo dalle gravi lesioni subite all’udito e alla testa ed è costretto a vivere in clandestinità per timore di nuovi attacchi. Ha comunque dichiarato di non essere disposto ad abbandonare la lotta per un vero cambiamento nel paese.
Oggi più che mai sono convinto che ciò che sto facendo è giusto. In Honduras sono necessari profondi cambiamenti e raggiungeremo quest’obiettivo, costi quel che costi”, ha affermato Guifarro.
Gravi attentati contro lo Stibys, le radio comunitarie, minacce, sequestri - come la detenzione illegale di maestri e della dirigente garífuna Miriam Miranda - sono solo alcuni esempi della repressione selettiva che si è scatenata in Honduras.
Di fronte a questa situazione, la Commissione interamericana dei diritti umani, Cidh, ha espresso in un comunicato stampa la sua preoccupazione per “le continue violazioni ai diritti umani in Honduras” e per “l’uso sproporzionato della forza pubblica per reprimere le manifestazioni, per la mancanza d’indipendenza del potere giudiziario e per la situazione dei difensori dei diritti umani”.
Tutti questi fatti non sono casi isolati, ma parte di una strategia del terrore. Ci troviamo di fronte a un progetto di criminalizzazione della protesta sociale e a un progetto di morte. Vogliono disarticolarci con attacchi che implicano un alto grado di cinismo e impunità”, ha concluso Bertha Oliva.

© (Testo Giorgio Trucchi  - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione  Italia-Nicaragua  www.itanica.org )

giovedì 7 aprile 2011

BRIGATE SOLIDARIETA' ATTIVA TOSCANA Comunicato


La brigata di solidarietà attiva Toscana chiede l’accoglienza immediata dei migranti in arrivo da Lampedusa. Riteniamo che accoglienza significhi centri aperti gestiti sì da enti pubblici, ma nella massima trasparenza e nel rispetto dei diritti; centri in cui le persone possano trovare servizi quali scuole di italiano, sportelli legali e sanitari che costituiscano tramite e contatto tra i migranti e il territorio. Poiché in Toscana sono già presenti associazioni che da anni lavorano a fianco dei migranti, riteniamo che queste siano il soggetto migliore per gestire questi servizi per capacità, strumenti pratici, rapporti umani e di fiducia e debbano quindi avere libero accesso ai centri. Crediamo che solo in questo modo si possano superare le posizioni razziste cui abbiamo assistito in questi giorni. Perché avvenga un reale scambio è necessario che i migranti siano liberi di circolare sul territorio. Senza la lotta per l’approvazione del decreto governativo di concessione del permesso di protezione temporanea è impossibile realizzare una vera accoglienza, come impossibile sarebbe pensare ad una vera accoglienza senza che i centri individuati per tale scopo, smettano di essere militarizzati e con accessi esterni deliberati dal prefetto .
Il non riconoscimento giuridico e il mancato inserimento nella rete territoriale dei servizi provoca precarietà, isolamento e ricattabilità fomentando forme di razzismo sempre più evidenti e diffuse. 
Chiediamo che la Regione Toscana faccia propria la battaglia per l’approvazione del decreto e per l’apertura di centri di accoglienza con le caratteristiche indicate precedentemente affinché dia praticamente seguito al progetto di accoglienza proposto da Rossi.
Un centro che non permette la libera circolazione dei cittadini stranieri, in cui non sia possibile accedere ai principali servizi (peraltro già forniti dal territorio agli altri migranti), in cui le persone sono costrette a risiedere in mancanza di un permesso di soggiorno, non è niente di diverso dalla limitazione della libertà personale, spersonalizzazione ed emarginazione dalla società cui già assistiamo nei CIE presenti in altre regioni italiane.  
Non vorremmo che la Regione Toscana si metta a giocare sull’ambiguità giuridica di questi centri come già successo a Manduria.

mercoledì 6 aprile 2011

Nasce oggi la B.S.A. TRAPANI

Con un certo stupore,mi trovo a dare il benvenuto alla BSA Trapani che nasce oggi 05/04/2011!
Che dire di passi ne abbiamo fatti,se pensiamo a quel tragico evento di L'Aquila,che ci diede vita e assieme ad essa anche la voglia di ritrovare un sentimento comune nelle pratiche di lavoro.
Dal basso come sempre da quel giorno in poi abbiamo fatto in modo che nessuna lotta e nessun tipo di legge truffa avesse più largo spazio d'azione,con vari inetrventi dalla Frattini Bergamo,Eutelia Roma,passando attraverso le varie esperienze nei territori,Toscana col movimento lotta per la casa,centri sociali in lotta contro la speculazione edilizia,Padova durante l'alluvione,le battaglie sui tetti,Nardò che ha visto la nascita della BSA Salento e così via a oggi con Trapani che nasce proprio dall'esigenza di fare veramente luce sui fatti di Lampedusa,non abbandonando quell'idea comune a tutti i territori della lotta dura contro i CIE e ad ogni forma di razzismo!
Che dire di più sono orgoglioso e fiero di questa nostra esperienza che dall'anno scorso a quest'anno ci ha visto espandersi da 5 BSA locali alle 15 attuali con altre 3 in corso di formazione.
Avanti Brigate con il nostro modo semplice e replicabile,dal basso nelle pratiche e la conferma del motto prima fare e poi parlare,fuori da ogni palazzo istituzionale,dentro la dinamica dell'associazionismo,ma non dell'assitenzialismo,creiamo una base solida per una società aperta e autorganizzata!

"Il delitto più grande è abbandonare luoghi come il Salento o il sud Italia in generale,che del paradiso ne han le caratteristiche più visibili,per vivere una vita in luoghi,dove la bella vita è caratterizzata in città grigie e perennemente conformi alla loro origine di sfruttamento"
GIULIANO CIAPETTI discorso a Maglie Agosto 2010.

lunedì 4 aprile 2011

Solidarietà e lotta!

In questi giorni di sbarchi nelle coste lampedusane,vediamo il rincorrrersi di notizie più o meno attendibili,sulla provenienza dei migranti,della loro permanenza e soprattutto del loro destino incerto.
Ci soffermiamo un attimo sulla loro permanenza,appare a tutt* ormai un vero e proprio strumento politico,per dibattiti demagogici,soliti IBAN nati come i funghi dopo le tempeste primaverili e soprattutto il chiaro e emblematico messaggio della divisione fra clandestini,rifugiati e richiedenti asilo.
Per i primi l'unico destino possibile appare il rimpatrio,per i secondi si affaccia l'ipotesi dell'affidamento alle associazioni in attesa di documenti validi per la permanenza e per i terzi,l'agonia potrebbe non finire mai,grazie alla legge d'esclusione classista Bossi-Fini.
Le Brigate di Solidarietà Attiva,sono chiamate ad un super lavoro,non dovendo solo guardare al fronte dell'accoglienza e/o dell'assistenza,ma come la nostra natura comanda,cerchiamo di contrapporci lottando contro leggi e ipocrisie di stato,cercando di entrare laddove non ci è consentito,assistendo chi è bisognoso e creando comunicazione fra chi arriva e chi riceve,tale da poter essere il collante per una società realmente cosmopolita e unita nel fronte dei diritti umani.
Così saremo a Lampedusa,come a Manduria,Ventimiglia e in tutti i territori dove con la scusa dell'accoglienza si creano situazioni militarizzate,così da non far trapelare l'indecenza che vi si consuma al loro interno,insomma si costruiscono dei CIE a basso costo,senza informazione verso l'esterno,in modo tale da poter accantonare il problema,come è tristemente noto a Napoli e la sua spazzatura,L'Aquila e le sue macerie le guerre in appoggio alla NATO e così con la situazione di Lampedusa,dove pare impossibile gestire un così piccolo numero di persone disperate.
Ci stiamo attivando per reperire generi di prima necessità e/o fondi per la gestione dei campi odierni e quelli che verranno:

ALIMENTARI :cibi in scatola (legumi-tonno etc...) biscotti,latte a lunga conservazione 
 
IGIENE PERSONALE:saponette,spazzolini,shampoo,dentifrici,bagnoschiuma


VESTIARIO:sacchi a pelo,asciugamani,magliette,mutande,calze,etc. 
 
La popolazione di Lampedusa ci insegna l'umanità e la BSA accompagna questo sentimento,dimostrando che uniti possiamo cambiare,divisi possiamo solo obbedire!

FEDERAZIONE NAZIONALE BRIGATE DI SOLIDARIETA' ATTIVA


MANDURIA : Liberté Liberté Liberté

Dal blog delle BSA Salento:
Domenica, 03 aprile 2011

Cari amici e compagni , siamo appena tornati da Manduria dal campo dei rifugiati , la situazione è drammatica , ci siamo presentati come associazione B.S.A. non ci hanno fatto entrare , la zona è militarizzata , poliziotti da tutte le parti in tenuta civile , vige il coprifuoco eravamo controllati a distanza , ci guardavamo alle spalle prima di parlare tra di noi , perché i poliziotti in borghese ci spiavano per ascoltarci .
Nel campo non può entrare nessuno , nemmeno i  giornalisti , i giornalisti Rai ci chiedevano se conoscevamo la situazione all’interno , sconcertati quanto noi , non riuscivano a capire qual’era il motivo  per cui bloccavano tutta l’informazione , la stessa situazione dell’Abruzzo , informazione negata ! Siamo riusciti a prendere un contatto con Mouhmed Karray  , un ragazzo tunisino che mi ha commosso  profondamente , attraverso lui abbiamo avuto le prime informazioni , all’interno del campo non c’è nessun tipo di informazioni , ci sono pochissime docce e l’acqua fredda , manca materiale per l’igiene lamette da barba comprese , vestiario , scarpe , magliette ,pantaloni ecc… e generi alimentari .
Nel pomeriggio un centinaio di profughi sono riusciti ad uscire fuori dal campo , al grido LIBERTE’… LIBERTE’… LIBERTE’ !!!  Hanno varcato il cancello e si sono dati a tutto campo in pasto ai giornalisti , raccontando loro tutto il loro disagio all’interno del campo , c’è chi aveva dei parenti in Italia , chi in Francia, tutti avevano una storia drammatica da raccontare e far conoscere al mondo , impauriti della loro sorte .
Ci siamo senti impotenti  davanti a tanta disumanità , l’unica cosa che abbiamo potuto fare , dare conforto e speranza .

BRIGATE SOLIDARIETA' ATTIVA SALENTO

COMUNICATO BRIGATE DI SOLIDARIETA' LAZIO


Nei giorni scorsi le cronache da Lampedusa ci hanno descritto una situazione allarmante: il molo trasformato in una fogna a cielo aperto, mancanza di cibo per i migranti giunti nel nostro paese, tensioni tra gli abitanti dell’isola sottoposta ad un peso difficilmente sostenibile e allo stesso tempo, gesti di grande generosità e solidarietà, nell’assenza della politica.
In questo quadro il Governo interviene per annunciare al paese intero un altro miracolo berlusconiano: gli sbarchi si arresteranno, l’isola di Lampedusa entro breve sarà liberata dagli immigrati, sarà rilanciata la sua economia, e il premier, bontà sua, contribuirà a tale rilancio con l’acquisto di una residenza proprio nell’isola.
E i migranti che da giorni giacciono ammassati in condizioni inumane sul porto di Lampedusa? Trasferiti come fossero pacchi in tendopoli in vari siti del paese, centri di accoglienza per richiedenti asilo, ma anche veri e proprio CIE improvvisati, con l’obbiettivo di rimpatriarne il più possibile.
Non basterà pulire il porto di Lampedusa e tinteggiare le facciate dei suoi edifici come promesso per bloccare l’emergenza, perché l’emergenza riguarda uomini e donne che raggiungono il nostro paese sfuggendo guerre e miseria. Come Brigate di Solidarietà Attiva abbiamo avviato una raccolta di materiale di prima necessità (sacchi a pelo, materiale per igiene personale..) e di fondi che porteremo a Lampedusa, dove saremo impegnati nelle prossime settimane, a fianco delle associazioni locali presenti, per dare sostegno ai migranti sbarcati sull’isola. Ma saremo attivi anche nei diversi lager dove la politica deciderà di rinchiuderli.

Sostieni con un contributo tramite il nostro conto corrente intestato a:
Brigata di Solidarietà Attiva Lazio COD IBAN IT27I0501803200000000131923
causale: emergenza Lampedusa
(l’elenco dei materiali raccolti/acquistati sarà pubblicato sul sito http:
//www.bsalazio.org/)